Lotto No. 93


Guido Reni


(Bologna 1575 - 1642) Cristo coronato di spine, olio su tela, ovale, cm 64,5 x 51,5, in cornice

Provenienza: collezione privata europea. Il Cristo coronato di spine è una delle immagini più celebri di Guido Reni, la cui fortuna è testimoniata da altre versioni, tanto da generare una sorta di sovraesposizione per una creazione divenuta icona del sacrificio di Cristo. Esistono due filoni iconografici sul tema. Uno costituisce una derivazione dall'iconografia dell'Ecce Homo e vede Cristo raffigurato con la corona di spine, la canna-scettro (non sempre presente) e il manto purpureo, attributi che rimandano al momento della narrazione evangelica successivo alla flagellazione, quando Gesù viene esposto da Pilato alla derisione della folla nei panni caricaturali di "Rex Iudeorum". A questo filone appartengono le versioni del Louvre (cm. 62 x 48, 1639-40) e di Bologna (Pinacoteca Nazionale, cm . 66,8 x 55,5). Il presente dipinto, mancante dei beffardi simboli regali, rappresenta chiaramente un diverso tema iconografico. Alle origini dell'invenzione di Guido è la Crocifissione dipinta per la chiesa dei Cappuccini del Monte Calvario (Bologna, Pinacoteca Nazionale) intorno al 1617-18. Il volto di Cristo in croce viene inquadrato in un ovale e destinato al fiorente mercato dei dipinti di devozione privata. L'immagine, così estrapolata dal contesto, conserva e amplifica la sua funzione di strumento di meditazione sulla passione di Cristo, stimolo per il riguardante ad un sentimento di pietà e ad una piena comprensione del sacrificio come via per la salvezza. In relazione a questa composizione sono note altre due versioni, entrambe su rame, conservate alla Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Corsini (cm. 50 x 40, 1617-18, giudicata da Spear una replica di studio, cfr. R. E. Spear, The "divine" Guido: religion, sex, money and art in the world of Guido Reni, New Haven, Yale University Press, 1997, p. 237) e al Detroit Institute of Art (cm 49 x 41, 1633-1634). Pepper pubblica inoltre, come redazione autografa, una tela ovale conservata a Roma (collezione privata), di cui non fornisce le misure, ponendola in rapporto con la Crocifissione di San Lorenzo in Lucina (S. Pepper, Guido Reni. L'opera completa, Novara 1988, cat. n. 162, tav. 151 B). Nel dipinto in esame l'inquadratura della scena è allargata ad includere parte della croce, totalmente assente nelle due versioni Detroit e Corsini, e una luminosa aureola compare attorno alla testa del Cristo. La percezione dell'intera immagine risulta così modificata e l'accento spostato dalla sofferenza alla speranza nella resurrezione e, dunque, alla redenzione. Riconosciuta come opera di Reni fin dal 1888 da Domenico Morelli e Federico Maldarelli, seguiti da Camillo Miola e Giulio De Petra, allora Direttore del Museo Nazionale di Napoli (1889), l'autografia del dipinto è stata confermata in tempi più recenti, da Sir Denis Mahon (comunicazione scritta, giugno 2004). Le indagini diagnostiche hanno rilevato un piccolo pentimento nell'occhio sinistro, leggermente più spostato verso la tempia, e alcune modifiche nella corona di spine. I delicati passaggi cromatici e chiaroscurali nella definizione del corpo e del volto di Cristo, la pennellata fluida, la resa dell'incarnato luminosa e sottile indicano una fase matura nel percorso stilistico dell'artista, più vicina alla Crocifissione della Galleria Estense di Modena (1639-40), caratterizzata da un analogo luminismo in chiaro. Sulla base di queste notazioni formali Sir Denis Mahon ha proposto una datazione attorno al 1630-33. Ringraziamo Sir Denis Mahon per aver confermato l'attribuzione.

Esperto: Mark MacDonnell Mark MacDonnell
+43 1 515 60 403

mark.macdonnell@dorotheum.at

06.10.2009 - 17:00

Prezzo realizzato: **
EUR 73.500,-
Stima:
EUR 60.000,- a EUR 80.000,-

Guido Reni


(Bologna 1575 - 1642) Cristo coronato di spine, olio su tela, ovale, cm 64,5 x 51,5, in cornice

Provenienza: collezione privata europea. Il Cristo coronato di spine è una delle immagini più celebri di Guido Reni, la cui fortuna è testimoniata da altre versioni, tanto da generare una sorta di sovraesposizione per una creazione divenuta icona del sacrificio di Cristo. Esistono due filoni iconografici sul tema. Uno costituisce una derivazione dall'iconografia dell'Ecce Homo e vede Cristo raffigurato con la corona di spine, la canna-scettro (non sempre presente) e il manto purpureo, attributi che rimandano al momento della narrazione evangelica successivo alla flagellazione, quando Gesù viene esposto da Pilato alla derisione della folla nei panni caricaturali di "Rex Iudeorum". A questo filone appartengono le versioni del Louvre (cm. 62 x 48, 1639-40) e di Bologna (Pinacoteca Nazionale, cm . 66,8 x 55,5). Il presente dipinto, mancante dei beffardi simboli regali, rappresenta chiaramente un diverso tema iconografico. Alle origini dell'invenzione di Guido è la Crocifissione dipinta per la chiesa dei Cappuccini del Monte Calvario (Bologna, Pinacoteca Nazionale) intorno al 1617-18. Il volto di Cristo in croce viene inquadrato in un ovale e destinato al fiorente mercato dei dipinti di devozione privata. L'immagine, così estrapolata dal contesto, conserva e amplifica la sua funzione di strumento di meditazione sulla passione di Cristo, stimolo per il riguardante ad un sentimento di pietà e ad una piena comprensione del sacrificio come via per la salvezza. In relazione a questa composizione sono note altre due versioni, entrambe su rame, conservate alla Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Corsini (cm. 50 x 40, 1617-18, giudicata da Spear una replica di studio, cfr. R. E. Spear, The "divine" Guido: religion, sex, money and art in the world of Guido Reni, New Haven, Yale University Press, 1997, p. 237) e al Detroit Institute of Art (cm 49 x 41, 1633-1634). Pepper pubblica inoltre, come redazione autografa, una tela ovale conservata a Roma (collezione privata), di cui non fornisce le misure, ponendola in rapporto con la Crocifissione di San Lorenzo in Lucina (S. Pepper, Guido Reni. L'opera completa, Novara 1988, cat. n. 162, tav. 151 B). Nel dipinto in esame l'inquadratura della scena è allargata ad includere parte della croce, totalmente assente nelle due versioni Detroit e Corsini, e una luminosa aureola compare attorno alla testa del Cristo. La percezione dell'intera immagine risulta così modificata e l'accento spostato dalla sofferenza alla speranza nella resurrezione e, dunque, alla redenzione. Riconosciuta come opera di Reni fin dal 1888 da Domenico Morelli e Federico Maldarelli, seguiti da Camillo Miola e Giulio De Petra, allora Direttore del Museo Nazionale di Napoli (1889), l'autografia del dipinto è stata confermata in tempi più recenti, da Sir Denis Mahon (comunicazione scritta, giugno 2004). Le indagini diagnostiche hanno rilevato un piccolo pentimento nell'occhio sinistro, leggermente più spostato verso la tempia, e alcune modifiche nella corona di spine. I delicati passaggi cromatici e chiaroscurali nella definizione del corpo e del volto di Cristo, la pennellata fluida, la resa dell'incarnato luminosa e sottile indicano una fase matura nel percorso stilistico dell'artista, più vicina alla Crocifissione della Galleria Estense di Modena (1639-40), caratterizzata da un analogo luminismo in chiaro. Sulla base di queste notazioni formali Sir Denis Mahon ha proposto una datazione attorno al 1630-33. Ringraziamo Sir Denis Mahon per aver confermato l'attribuzione.

Esperto: Mark MacDonnell Mark MacDonnell
+43 1 515 60 403

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Hotline dell'acquirente lun-ven: 10.00 - 17.00
old.masters@dorotheum.at

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Asta: Dipinti antichi
Tipo d'asta: Asta in sala
Data: 06.10.2009 - 17:00
Luogo dell'asta: Vienna | Palais Dorotheum
Esposizione: 26.09. - 06.10.2009


** Prezzo d’acquisto comprensivo dei diritti d’asta acquirente e IVA

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